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Regia
6 giugno ore 19.30

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La Frontiera è uno spettacolo che viaggia nel tempo, il tentativo di costruire un racconto sci-fi che muove ogni volta dalle caratteristiche dei luoghi in cui si installa per immaginare destini e fughe lontane.
La Frontiera ha sempre due lati. Da una parte c'è il luogo dove nessuno è mai stato prima, dove si arriva con l'impeto di una tempesta, di una battaglia. Nella frontiera, niente di ciò che si vede è reale; la frontiera è qualcosa che non esiste, è uno spazio vuoto, e quindi pieno di sogni e speranze. Per questo ci andiamo: per cercare l'oro, la terra, per espandere il nostro mondo.
Dall'altro lato della frontiera c'è il posto dove viviamo, dove siamo sempre vissuti; è il mondo reale, il mondo vero e certo, pieno di realtà.
Con La Frontiera Muta Imago vuole costruire uno spettacolo che riesca a portare lo spettatore al confine tra questi due luoghi; il racconto di un uomo e una donna che si muovono nel tempo alla ricerca del loro io passato e futuro, nel tentativo di comprendere appieno da dove arrivino le nostre paure, le nostre speranze, i nostri desideri: tutto ciò che ci definisce, geneticamente e antropologicamente, come esseri umani.
Riccardo Fazi e Claudia Sorace, fondatori della compagnia, decidono di tornare in scena per generare un formato inedito di spettacolo che si muove a cavallo tra lecture, performance, podcast live, reading e concerto e che cerca di far dialogare al meglio le diverse linee di ricerca che la compagnia
ha attraversato negli ultimi anni: il lavoro sul suono, la site-specificity dei progetti, la riflessione sul Tempo e sulla relazione che, in quanto esseri umani, intrecciamo con esso. Quello che avviene tra Sorace e Fazi in scena avrà la forma di uno scambio epistolare che attraversa il tempo e parla di amore, della fragilità delle nostre vite e della continuità genetica, di pietre, di giungle, di montagne e rovine e del bisogno che abbiamo di sopravvivere e dare un senso a ciò che senso non ha. Una scrittura inedita che vede la compagnia confrontarsi per la prima volta con il mondo della science-fiction, in particolare rivolgendo lo sguardo verso le opere di autori come Jack London, Ray Bradbury e, soprattutto, Ursula Le Guinn, per costruire un racconto che aspira a restituire la vertigine del passaggio del tempo a partire dalle tracce dello stesso in un determinato luogo; a mettere in relazione il nostro essere qui ed ora con le immagini, le storie, le immaginazioni di ciò che in passato è accaduto e ciò che in futuro potrebbe ancora accadere. Il testo originale che sarà al cuore dell'evento spettacolare vuole far incontrare le caratteristiche del linguaggio epistolare con quelle del qui ed ora dell'evento performativo. Un racconto sincronico dove i due protagonisti si ritrovano ad attraversare il tempo di un punto preciso nello spazio, mentre si interrogano sul rapporto che noi, in quanto esseri umani, homo sapiens-sapiens abbiamo con ciò che ci sopravanza.
La Frontiera vuole riposizionare l'atto teatrale al centro del paesaggio che lo contiene; come nei teatri greci e romani, dove lo spazio scenico risultava sempre in relazione al paesaggio e allo scorrere del tempo, così il nuovo spettacolo di Muta Imago vuole tornare a far dialogare lo spazio e il tempo
della performance con lo spazio e il tempo dello spettatore attraverso una riflessione sul concetto di traccia, di rovina, di resto. Immaginato in maniera tale da poter aderire ad ogni tipo di luogo o contesto performativo, nei teatri o negli spazi alternativi, all'aperto così come al chiuso, in grandi auditorium o in piccole sale, di giorno come di notte, La Frontiera aspira ad attivare ad ogni sua apparizione un rapporto profondo con le caratteristiche dello spazio di allestimento.
Il pubblico si troverà di fronte ad uno spettacolo multidisciplinare le cui caratteristiche lo posizionano a metà strada tra una lecture, una performance, un podcast live e un concerto. La fruizione dello spettacolo avverrà tramite cuffie wireless che costituiscono parte integrante della scheda tecnica e che verranno consegnate agli spettatori e alle spettatrici prima dell'inizio dello spettacolo. Il pubblico potrà decidere di seguire il lavoro nella modalità che preferisce: stando fermo in un punto dello spazio o muovendosi alla scoperta dell'architettura del luogo, ad occhi chiusi o aperti, focalizzandosi su ciò che accade in scena, o piuttosto sul sito che la ospita, mentre resta in ascolto della traccia sonora dello spettacolo.
Lo spettatore di La Frontiera è allo stesso tempo turista e archeologo, si muove liberamente alla scoperta dello spazio e della possibilità di relazione con esso che può mettere in campo, mentre la sua immaginazione viene guidata dalle parole dei performer che compiranno assieme a lui/lei un viaggio alla scoperta del proprio essere immanente, ma anche dell'appartenenza a una linea evolutiva comune.
“Un tempo nemmeno troppo lontano tu ed io eravamo simili ai pesci e dal mare siamo usciti, strisciando, alla conquista della terraferma dove ci troviamo ora. Abbiamo ancora sul corpo i segni del mare e così quelli del serpente, prima che il serpente diventasse serpente e noi diventassimo noi, quando uomo, donna e serpente erano una cosa sola. Un tempo abbiamo volato nell'aria, un tempo abbiamo vissuto sugli alberi, atterriti dal buio. Di tutto ciò restano le tracce, incise su ognuno di noi, e resteranno finché non avrà fine la nostra vita sulla terra. Tutto questo, noi l'abbiamo vissuto.”